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Le FAKE sull'istruzione al Sud

Oggi è il turno del prof. Coco, che In questo articolo manca di ogni riferimento al ruolo del contesto socio-economico, del background familiare e delle variabili infrastrutturali nello spiegare i divari di apprendimento fra Sud e Nord. 

Il prof. preferisce sedersi comodamente sui pregiudizi e luoghi comuni, trascurando l’evidenza scientifica dei fenomeni esaminati. 

Infatti, nel caso delle politiche di coesione, i dati dimostrano ampiamente che i fondi vengono utilizzati non per “iniziative speciali”, ma per riempire i vuoti delle politiche ordinarie - e ci riescono solo in parte: per uno studente meridionale si spende ogni anno, per investimenti in istruzione, circa un terzo in meno rispetto a quanto si spende per gli studenti residenti in altre regioni.

Le tesi del prof. Coco, al tempo dell’autonomia differenziata, sono più pericolose che mai. Perché legittimano l’idea che per decentrare l’istruzione sia sufficiente attribuire l’etichetta di LEP ai programmi scolastici e che tutto il resto (mense, palestre, scuole in sicurezza, tempo pieno) sia irrilevante.   #impossibiletacere 

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Giuliano Laccetti commenta Coco

Feed presto disponibile.

Il disastro dei trasporti nel meridione

Pietro Spirito, economista dei trasporti, nella sua intervista “a reti unificate” evidenzia la necessità di superare una visione frammentata delle infrastrutture nel Sud Italia.  

Da questa intervista emerge forte la necessità di definire un approccio strategico e integrato al potenziamento delle infrastrutture di trasporto nel Sud, che potrà contribuire allo sviluppo economico, sociale e culturale della regione, riducendo le disparità territoriali e promuovendo una maggiore coesione nazionale
 

Aurelio Musi commenta la graduatoria delle città d'Italia più vivibili e ricorda come lentamente si stia invertendo una tendenza, quella appunto che vedeva nelle città i luoghi dello star bene e del bello. Oggi le città sono in crisi, ma le città del sud lo sono ancor di più perchè mancano lavoro e servizi, e diventa ogni giorno più difficile pensare alla vivibilità di una città come luogo di serenità.

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Servizi e lavoro, sicuramente queste sono le due condizioni indispensabili per rendere maggiormente fruibili e godibili le città del sud, altrimenti ogni graduatoria serve a ricordare che i cittadini del nord sono dei privilegiati e tali privilegi, che ci vengono sbattuti in faccia con queste "graduatorie", sono conseguenti al soddisfacimento di due diritti fondamentali: lavoro e servizi, che al sud continuano a mancare per i ridotti investimenti decisi dai governi degli ultimi decenni.

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 Analfabetismo funzionale

Dai quindici ai venti punti sotto la media Ocse in termini di capacità di leggere e comprendere testi scritti e informazioni numeriche, come di raggiungere il proprio obiettivo in una situazione dinamica in cui la soluzione non è immediatamente disponibile. Oltre un terzo degli adulti è in una condizione di analfabetismo funzionale e quasi la metà ha grosse difficoltà nel “problem solving”.  La situazione peggiore al Sud
E soprattutto al Sud la situazione è drammatica. I residenti nel Nord e nel Centro d’Italia – emerge dall’indagine - riescono spesso a raggiungere punteggi di competenza pari o vicini a quelli della media Ocse, al contrario di quanto accada nel Mezzogiorno che presenta valori sempre significativamente inferiori alla media.   

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 “È evidente la stretta relazione tra competenze cognitive e sviluppo del Paese. I valori più bassi di competenze si concentrano nelle aree meno attrattive del Paese. Occorre investire per il recupero dei territori del Mezzogiorno”, 

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 Pesa anche l’età. Le persone di 55-65 anni mostrano i valori di competenza più bassi rispetto ai giovani di 16-24 anni e le donne sono ancora lontane dagli uomini nella capacità di comprensione e utilizzo di informazioni matematiche e numeriche. Nelle competenze di problem solving adattivo la media italiana è di 231 punti, a fronte di una media Ocse di 251 punti. Per questo dominio, solo Lituania, Polonia e Cile conseguono punteggi più bassi del nostro Paese. 

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Il diritto alla salute è un diritto incomprimibile

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Diritto al lavoro e diritto alla salute negati al sud

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Pietro Massimo Busetta ricorda come la ridotta capacità idrica di una parte della Sicilia sia questione antica, che però non ha visto negli anni un impegno concreto da parte delle autorità nazionali come invece avvenuto per le zone del delta del Po. Non basta una rivolta occasionale delle genti e dei cittadini interessati per cambiare, è necessario che si programmino interventi di medio lungo periodo. In questo quadro ci si interroga su quale ruolo può avere il bacino del Mediterraneo.

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La scelta del governo di imboccare la strada della privatizzazione delle ferrovie, rete strategica del paese, evidenzia la volontà di garantire la redditività del sistema ai privati attraverso l'alta velocità e di lasciare allo stato le reti a bassa redditività. Naturalmente con questa scelta si ridurranno gli investimenti per estendere l'alta velocità in tutto il Sud, come sarebbe necessario per favorirne lo sviluppo.

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Pietro Busetta indica con chiarezza di analisi gli obiettivi che un sud che vuole riemergere dalla stato di colonia del nord deve affrontare. Uno di questi è il ruolo di hub energetico per il solo nord che non vuole utilizzare il proprio territorio per la produzione di energie altrernative o estrattive. E' necessario che il sud chieda una effettiva industrializzazione per essere competitivo e non riprodurre gli errori del passato che hanno visto il sud penalizzato dalla presenza di industrie altamente inquinanti.

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Il vento che sembra cambiare, secondo Pietro Massimo Busetta, potrebbe finalmente ridare al Sud le chiavi del proprio riscatto.
Ma, come spesso accade, la sfida non è nelle parole ottimistiche, quanto nelle azioni concrete che trasformano la speranza in realtà.
Nel suo articolo, Busetta lancia una riflessione su come il Sud possa diventare protagonista del rilancio del Paese, ma la vera domanda è:
è pronta la politica a dare corpo a questa visione, o restiamo prigionieri di un circolo vizioso di promesse non mantenute? Il vento del Sud, come sottolinea Busetta, potrebbe essere solo un venticello o una vera tempesta capace di spazzare via i luoghi comuni, ma dipenderà esclusivamente dai meridionali, dalla loro capacità di unire le forze e affrontare le sfide con determinazione e senza remore.

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La crescita delle aree del sud passa anche attraverso la realizzazione di infrastrutture adeguate, tra le quali sicuramente è da annoverare la realizzazione dell'Alta Velocità, che non può fermarsi a Napoli o a Salerno.

Il Sindaco di Cosenza scrive al Presidente della Repubblica

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Gli spostamenti verso il sud scontano la mancanza di concorrenza tra i vari mezzi di trasporto. Il sud penalizzato da decenni.  Ma quello che si chiede è proprio un diverso modello di sviluppo, che invece di inseguire la bulimia di un’area forte, abituata a ritenere l’altra ancillare come una colonia interna, consideri tutto il Paese soggetto degli stessi diritti. È un mutamento complesso dopo 160 anni di una unificazione avvenuta su basi distorte. Ma é arrivato forse, finalmente, il momento di cambiare approccio. Se i  meridionali saranno capaci di imporre una diversa visione.   

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Dall'analisi di Pietro Spirito quello che appare evidente è che il disegno politico del Governo per il sud è assolutamente inutile se non dannoso, perchè ci fa tornare indietro nelle scelte strategiche relativamente al ruolo dei porti e delle ZES al servizio degli stessi, nonchè al sistema di trasporto che non viene adeguato al fine di migliorare la logistica del sud e attrarre investimenti.

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Nonostante le esperienze passate, tutte negative, della privatizzazione della TAV in Italia e della British Rail in Gran Bretagna, oggi il governo ci riprova.  In GB per assicurare un miglior rendimento alla società e garantire un valore maggiore al titolo, la gestione fu piegata alla redditività di breve periodo, con il taglio ai costi per la manutenzione, con conseguenze tragiche sulla sicurezza. 

Oggi in Italia si aggiunge la considerazione che con l'eventuale privatizzazione della rete ad alta velocità si determinerà la nascita di una infrastruttura a due velocità: non solo per le caratteristiche tecnologiche, ma anche per la suddivisione territoriale del Paese, tra Nord e Sud. 

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